Gli abitanti della notte – Testo e musica di Mario D’Alfonso
Non ricordo di aver mai abitato lo spazio della notte. Sono stato sporadicamente un viandante frettoloso, un forestiero di passaggio.
I miei ritmi circadiani si sono adattati da tempo alla mia propensione a fare della notte il luogo del riposo e della quiete.
Poiché per me la notte evoca spazi chiusi, luci attenuate, silenzio e una totale assenza di attività appena interrotta da un eventuale fuggevole sguardo ammirato alla luna quando è piena, ho immaginato esistenze alternative alla mia con caratteristiche del tutto diverse.
Nulla conosco di queste vite e pertanto l’immaginazione ha potuto pellegrinare in un territorio sconosciuto imbastendo situazioni a partire da pochi elementi facili da prevedere: le luci, l’asfalto bagnato, le lattine vuote e via così.
Il popolo della notte ha semplicemente generato in me sensazioni contrastanti che ho cercato di descrivere nel testo.
Tutto il resto si snoda come il susseguirsi delle scene di un film o meglio di un sogno a cui non saprei attribuire il carattere della commedia o del dramma, in quanto, in realtà, non ha né capo né coda.