Il sale della terra
di Luciano Ligabue
“Voi siete il sale della terra; ma se il sale diventa insipido, con che cosa gli si renderà il sapore?” (Matteo, 5:13).
Ligabue ribalta l’immagine del Vangelo, che rimane tuttavia sullo sfondo rispetto al contenuto del testo della sua canzone.
Lui stesso ha dichiarato: “Il sale della terra parla di una crisi che non è solo economica, ma sociale e di comportamento. Ha a che fare con il bisogno di potere, con le conseguenze prodotte da chi vuole conquistare il potere ad ogni costo e ad ogni costo mantenerlo.”
Questo sale dunque non è quello che dà sapore alla vita, ma è quello usato in passato per rendere sterile il terreno, qui simbolo dell’inaridimento della società in cui viviamo e dell’arroganza dei potenti.
Il sale della terra è anche il titolo di uno splendido documentario di Wim Wenders del 2014 (se ve lo siete perso cercatelo, ne vale la pena). Il film racconta l’esperienza artistica e umana del fotografo brasiliano Sebastião Salgado, attraverso le sue immagini in bianco e nero. Un’opera sullo splendore del mondo e sull’irragionevolezza umana.
Salgado denuncia con grande stile e precisione le questioni legate al territorio, la capacità dell’uomo di creare o distruggere, le storie di sopraffazione che l’economia impone.
Entrambi, Ligabue e Salgado, ognuno con il proprio linguaggio e con le proprie tecniche, ci invitano ad aprire finalmente gli occhi sul mondo e ad agire conseguentemente, per ritornare ad essere il sale della terra.