Foglie d’erba – Testo e musica di Mario D’Alfonso
Il poema di Whitman rappresenta un universo, una sorta di paradiso perduto dal quale noi siamo stati cacciati, o meglio dal quale ci siamo (involontariamente?) allontanati. E ora, anche volendo, non ritroviamo più la strada.
Foglie d’erba è il luogo dei sensi, dell’attenzione e dell’intimità con la natura, compresa quella umana.
Il mondo di Whitman è il mondo delle percezioni e delle sensazioni, degli odori, degli umori, delle migliaia di stimoli che ognuno di noi sarebbe in grado di cogliere con tutta la loro forza primordiale, se non fossimo distratti dal fascino dell’apparenza che ci seduce giorno dopo giorno.
È quindi esaltazione del presente, è immedesimazione nel momento preciso che si sta vivendo.
Nel “Canto di me stesso” scrive:
Non ci fu mai più inizio di quanto ce n’è ora,
Ne più gioventù o vecchiaia di quanta ce n’è ora,
Ne vi sarà più perfezione di quanta ce n’è ora,
Ne più cielo o più inferno di quanto ce n’è ora.
E allora ora, proprio adesso, è il momento di scegliere, di cominciare qualcosa di nuovo, di avviare un progetto di vita, ma anche di sentire con tutto se stesso la forza di essere vivi. Non c’è stato mai un momento migliore per farlo, né ci sarà in futuro.
Ma in realtà il tempo non esiste. Gioventù e vecchiaia sono concetti falsi, da dimenticare. Non devono diventare alibi per la non azione, perché comunque solo in questo momento possiamo dire di essere al massimo delle nostre possibilità, della nostra perfezione. Conseguentemente il nostro piacere e la nostra sofferenza sono solo quelli che possiamo provare ora.
Il resto è solo ricordo o promessa, non può darci il brivido dei sensi e non brucia sulla pelle.
La mia canzone che prende spunto da questi versi è dedicata a mia figlia e, per il resto, vuole essere una sorta di decalogo, una guida per le sue scelte.