La Patente
di Mario D’Alfonso
Si tratta di una registrazione del 1974 remixata pochi mesi fa.
Alla mia voce di giovane di belle speranze ho sovrapposto, nel ritornello, la mia voce attuale.
Ho scritto questo brano per le musiche di scena dell’omonima novella di Pirandello divenuta poi un atto unico per il teatro.
All’epoca, erano gli anni di Basaglia, lavoravamo in un centro per ex degenti in ospedale psichiatrico, a Parma e qualcuno di noi era fermamente convinto che la rivoluzione sarebbe cominciata da quelle stanze.
Insieme ai nostri ospiti, in un capannone del centro, il laboratorio di falegnameria realizzò la struttura del palco.
Insieme a loro furono cuciti gli abiti e realizzate le scene e, dopo alcuni mesi di prove, riuscimmo a far rappresentare la piece dai nostri “matti”.
Una replica dello spettacolo fu eseguita in una fabbrica occupata.
Che tempi!
La canzone veniva cantata come prologo, a sipario chiuso, da una donna, Luisa B., con la sua voce tenera e senza speranza. Come i suoi occhi. Io la guardavo e l’accompagnavo con la chitarra.