Estate – Joao Gilberto
Composta da Bruno Martino con testo di Bruno Brighetti, “Estate” è un brano del 1960 nato nell’ambiente della musica pop e divenuto in seguito uno standard reinterpretato da numerosi artisti, tra cui Chet Baker e Michel Petrucciani.
Il pezzo nasce con il titolo “Odio l’estate“, cambiato nelle successive riedizioni dopo la graffiante parodia di Lelio Luttazzi, che lo aveva trasformato in “Odio le statue“.
La linea melodica del tema forma delle onde, salendo e riscendendo, perlopiù per gradi congiunti, sul pentagramma. La frase musicale di base inoltre ripropone tale andamento raggiungendo note più alte e aumentando così la sua forza ed il senso di pathos in chi ascolta.
Il carattere della melodia nell’inciso si schiarisce, e questa continua a salire e scendere riecheggiando il moto della risacca che va incontro alla sabbia. L’inciso si accorda fluidamente con il tema della strofa ma non la prevarica, consentendole di conservare così tutta la sua carica di malinconia, di nostalgia, in definitiva di saudade.
Ecco perché questa bossa nova lenta acquista tanto fascino ed espressività nella versione di Joao Gilberto, grande interprete della saudade brasiliana, che ho proposto. La sua personale armonizzazione del brano, con accordi aperti e sonorità composte aggiunge spazio-tempo alla musica per ricordare e per sentire fino in fondo la mancanza di qualcosa che non c’è più.