La vita di coppia non è sempre facile. A volte l’abitudine e la routine quotidiana possono avvelenare un rapporto. E allora sembra che tutto sia diverso da prima.
Chi mi sta accanto forse non condivide i miei sogni, o forse i suoi entrano in conflitto con i miei. La sua realizzazione personale avverrà insieme a me o nonostante me?
Ammettiamolo. Quante volte, in un rapporto di lunga durata, abbiamo pensato di fuggire via e poi magari abbiamo rinviato “a un momento migliore”. Forse per amore? O forse per mancanza di coraggio?
Quante volte è stato difficile tornare a casa, dove ci aspettava la solita routine, la noia delle cose “risapute e stanche”, e il relativo senso di soffocamento.
Tutt’e due abbiamo avuto la percezione che tutto era cambiato rispetto agli inizi. L’orizzonte che prima lasciava intravedere traguardi lontani, ora si è abbassato tanto che si riesce a scorgere solo la quotidianità. Niente idee, niente proposte. Una sorta di ripetizione meccanica di gesti e di azioni, giorno dopo giorno. Come automi, come robot appunto.
E comincia la guerra: ci si accusa reciprocamente, vengono fuori le questioni di principio, si prolungano le assenze, emerge la paranoia, cominciano le ripicche, i toni alti, i silenzi. La distanza è quella tra due estranei, due contendenti.
E tutt’a un tratto, incredibilmente, sopraggiunge la necessità di difendersi, di giustificarsi.
Sembrano venir meno le ragioni dello stare insieme.
A questo punto si rende indispensabile una presa di posizione del primo dei due che ritrova le ragioni del cuore. Un cessate il fuoco unilaterale che dia la possibilità a entrambi di riprendere i sensi e ripartire. Ritrovando il contatto fisico, gli sguardi morbidi, la disponibilità per l’altro. E ripartendo dai nostri obiettivi, dai nostri sogni. La domanda è: siamo ancora in grado di ‘volare’ insieme?